martedì 25 giugno 2013

L'aria condizionata


La mia borsa non è una borsa.
E’ un armadio con delle maniglie di pelle.
Fazzoletti, ciucci, snack, ricevute da un anno a questa parte, acqua, salviettine, un patello sempre in giro che oramai abita lì, occhiali e portafoglio.
D’estate poi, è peggio che d’inverno. Già. Perché d’estate si riempie di maglioni maglioncini, calze e sciarpe.

D’estate è il regno della temutissima aria condizionata.

Grazie a lei, posso vantarmi di avere il raffreddore tutto l'anno: ho il raffreddore d'inverno perché fuori fa freddo e ho il raffreddore d'estate perché "dentro" fa freddo. 

Il nemico numero uno presidia tutti i luoghi pubblici: uffici, negozi, bus, metropolitane e supermercati. Non gli puoi sfuggire. E’ come un cecchino tedesco.

Quando lavoravo ancora, un’estate ho fatto la cassata siciliana di andare in ufficio così com’ero, solo con camicia e gnna. Faceva talmente freddo che un giorno battendo i denti, qualcuno aveva anche il cappello di lana in testa, abbiamo fatto presente al nostro office manager che la cella frigorifera era un po’ troppo. Lui ha chiamato il responsabile dell’edificio il quale non ha mai e poi mai abbassato di un sol soffio il vento catabatico, il vento più freddo temuto di tutta la Groenlandia. Ma ciò nonostante,  commissario sovietico perché lui era il responsabile della gestione dell’edificio… sai che roba… (qui anche chi ha la minima responsabilità come l’addetto allo sputo-fuori i biglietti della metropolitana, si tiene stretto il suo lavoro e lo esercita con tutta la autorità che ha manco fosse il ministro della difesa). Io quando vedevo questo signore, iniziavano a brulicarmi le mani. Ma tu non potevi fare niente perché il palazzo era suo, e quindi nessuno gli andava mai contro.
questo signore se ne andava in giro tutto fiero, con il fare di un
Bastano sei piani di cartapesta, qualche lampadina, venti bocchettoni e 100 disgraziati che lavorano per farti sentire un dio in terra. Mi inchino.

L’aria condizionata è una dittatura.
Non è una democrazia. Tu non puoi scegliere. Tu non puoi decidere, tu non puoi dire niente. Devi solo accettare e subire (e coprirti).

Quando vado al supermercato a fare la spesa d'estate devo sempre fare la valigia. Dunque una felpa per me, calze per il piccolo Buddah, maglione per il ricciolo ribelle. Ok pronti. Il coprispalle non esiste in America. L’hanno inventato gli italiani per difendersi dal brividino della brezza che senti camminando a Portofino alla sera. Uh caro che arietta…

Quando entriamo al supermercato, io sento già la sfida per la lotta alla sopravvivenza.
Freddo. Freddo ovunque. Tira un'aria…
All’impatto parte già il mal di testa.
Ma dove veramente si rischia tutto è il reparto frigo. L'aria è talmente fredda lì che è cristallina. Ma prima di entrare nella corsia, io mi preparo ad entrare come se dovessi attraversare un piccolo ponte con le travi di legno spezzate sull'Himalaya.
L'aria gelida inizia ad arrivati ai piedi prima di entrare. Mannaggia a me, altro che infradito!!! Ci vorrebbero gli scarponi anti infortunistici.
Allora inizio a tirare fuori la felpa per me, il maglione per i bambini “copritevi bambini” e inizia la vestizione. Ci siamo. Siamo pronti. Chiudo la zip del maglione di Tommy, sistemo il cappuccio della mia felpa fino alle orecchie, alzo il colletto della polo di Pietro, mi risistemo la pashmina visto che la gola è sempre il punto debole bastardo da cui parte tutto e via. Il passo all'inizio è lento.
Mano che prendo velocità e il carrello va per inerzia ripasso mentalmente le cose che devo prelevare dal reparto frigo. Latte Yogurt mozzarella latte yogurt mozzarella latte yogurt mozzarella. Appena il carrello prende velocità il mio passo si adegua. Da leggero diventa serio, dinamico e felpato. Anche lui si è coperto.
A metà corsia, il colore del volto dei miei bimbi si fa bluastro, la temperatura corporea si abbassa. Oddio. Mi devo muovere. Ciliegia o ciliegia light? Giulia non c’è tempo! I bambini! Salva i bambini! Ok ok mi muovo… ciliegia o ciliegia light? I bambini!!! Ok ok Facciamo pesca. Mi lancio nella corsia e prelevo tutto senza pensarci due volte – chissà che cacchio ho comprato-, esco in derapata dalla corsia dei frigo e noi siamo i nuovi surgelati!! Il colore dei bambini riprende il suo bel roseo, le dita dei piedi tornano a muoversi e alla vista della cassa mi si riempie il cuore di gioia e di palme caraibiche.
Usciamo dal supermercato, le felpe vengono rimosse, il passo felpato torna al suo solito passo californiano vacanziero che trascina gli infradito di chi si gode la vita sciaf schiaf trasc

L’aria condizionata sarà pur una dittatura ma io non mi faccio più fregare. Mi tengo pronta. Ah Attolini abbiamo studiato oggi eh?
Perciò, se fuori fa caldo, so che all’asilo di Tommy sparano l’aria condizionata a manetta e quindi opto per doppia maglietta. Una mattina, appena scoppiato il caldo mio marito stava per uscire con pantaloni e camicia e mi dice: che maglione metto?
Maglione?!
Ma sei impazzito?
L'aria condizionata...
Ah già... Uhm... Quello blu.
Un giorno mi ha raccontato che in una sala di un meeting faceva talmente freddo che l'unica donna che c'era, cercava poveretta di coprirsi tirando le parti della sua camicia e le allungava verso il collo. Si sfregava le mani e le riscaldava con il fiato come un cacciatore che deve passare la notte fuori nel bosco.
Ah! Allora anche loro hanno freddo!!!! Non solo noi!!!! Ma allora perché non la abbassano!!?!?!!!?!

Perché non vogliono. Perché non vogliono sudare. È anti igienico. Piuttosto intasano i bagni dopo il post-ariacondizionata ma l'importante è non fare la macchia all’angolo destro e sinistro campioni di massime pezzate. L'aria condizionata dimostra chi ha potere, il potere di chi ha tutto, di chi se lo può permettere, di chi consuma fino allo spreco. 

Una volta ero in vacanza con dei miei amici in un posto umido e abitato da sole zanzare che appena uscivi, sembrava di entrare all'ASL: un prelievo unico.
Allora da bravi americani tutti dentro in albergo. Mio marito non c'era, i bambini non erano ancora scesi su questa terra, erano ancora a correre, giocare, a rompere i giochi sulle nuvolette e a distruggere la casa di qualcun altro che abita ai piani superiori. Meno male che non si arrabbia.
Per cui ero sola con questa mia amica americana in stanza. Bello eh, ma mai più. Siamo due culture diverse. Agli antipodi. Io sto al polo sud, loro al polo nord. Tanto per cambiare.
Questa aveva messo l'aria condizionata talmente forte che nel mezzo della notte mi sono svegliata da un movimento particolare. Qualcosa si muoveva. Ma prima di realizzare cosa fosse mi sono accorta che la mia faccia, l'unico pezzo rimasto scoperto da trapunta lenzuola e coperte, era ghiacciata. Non mi apparteneva più. Il panico mi ha divorato quando mi sono accorta che non riuscivo a muovere le mandibole. Il naso era un semplice accessorio staccato da tutto il testo e le guance, beh almeno quelle, cercavo di farle riprendere sfregandole con le mie mani.
Quando ho ripreso qualche funzionalità ho sentito ancora che qualcosa si muoveva. No... Non ci posso credere.,, erano i miei capelli... Si muovevano, svolazzavano al vento dalla folata di aria fredda che mi puntava addosso. Come dormire in cima al monte Pizzo Zupo’ sul confine italo-svizzero con un fon gelido puntato in faccia. FFFFFFUUUUUUUUUUUUUUUU
Allora cerco di tirare su al massimo coperte e trapunta ma non respiravo benissimo. Soffocavo. Ritiro giù le coperte e sento ancora il vento maestrale che soffia minaccioso dritto fritto sulla mia testa. Ok. Io la spengo. Me ne frego. Non posso dormire così.
In silenzio ascolto la mia vicina di letto che dorme. Perfetto. Mi tiro su lentamente e scendo giù dal letto pianissimo. Cammino nella stanza facendo il silenzio più assoluto grazie alla moquette, per una volta cara moquette hai uno scopo nella vita e cioè attutire i rumori, mi avvicino al termostato quatta quatta come se fossi la
Pantera rosa, e click, spengo l'aria condizionata. Aaaaaah senti come si sta già bene. Che bel calduccio! Torno nel mio letto di soppiatto pensando che da grande dovrei fare il ladro. Mi addormento felice nel mio lettone addirittura compiendo un gesto da estremo e spavaldo coraggio: lascio fuori le braccia dalla trapunta per godermi una temperatura esterna adatta all'umano.
Dopo venti minuti di caldo sonno, vengo svegliata da un rumore di un elefante che si muove. Era la mia compagna di stanza che si girava nel letto. Oh oh... se n’è accorta… Si gira e si rigira facendo suonare tutte le molle del letto. Oh oh…
Ad un certo punto, la sento urlare nel mezzo della stanza: it's hot!!!!! (Che caldo)
E io penso: eh che caldo!!! Ma che caldo vuoi che sia?!
Si alza di tutta furia e si precipita tipo Moira Orfei verso il termostato trascinando per terra tutto quello che incontra.
"Questa qui da grande non può fare il ladro" - penso.
Riaccende il frizzer. No... il frizzer no... E siccome non volevo litigare nel mezzo della notte decido di provare a dormire e parlarne il giorno dopo. Non ho la diplomazia di mio padre ma ci provo.
La mattina dopo le chiedo: guarda, l'aria condizionata l'ho spenta io ma ti giuro che mi si muovevano i capelli e io ero congelata. Hai in mente il monte Pizzo Zupo’? Il massiccio del Bernina? Ah no? Beh guarda, se vai a Pontresina… ah scusami… ok scendo giù… scusa, ma perché la tieni così alta? Io sono d'accordo che un filo di aria fresca fa bene ma non da ibernazione. Sai, io vorrei vivere...
E lei salta fuori con la risposta più insensata del ventunesimo secolo. Mi risponde che l’aria condizionata è un bene. E siccome è un bene, è meglio approfittarsene e spararla al massimo così almeno non si suda…

Il freddo da aria condizionata deve averle fermato il sangue al cervello.

State attenti perché l’aria condizionata inizia a fare vittime.

See ya!

7 commenti:

  1. Quando vivevo nel dormitorio dell'università avevamo il termostato in comune ogni due stanze. Finchè l'altra era vuota tutto bene, avevo il controllo assoluto. Quando è diventata occupata ho deciso di mettere un pezzo di cartone sul bocchettone. Ogni volta diventava sempre più freddo. E lo stesso vale per il caldo d'inverno! Entrare in un edifico americano in questo è un po' come passare l'equatore. Da una parte è estate dall'altra inverno!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No ti prego!!!!! Da una parte estate e dall'altra inverno!! AHHA! E' proprio così!!!

      Anche io provavo con il pezzo di cartone, ci vuole qualcosa tipo carta stagnola oppure un libro, se la bocchetta e' per terra!!!

      Ciao Giooo!!!

      Elimina
  2. vogliamo parlare del ghiacchio in qualsiasi bibita in qualsiasi stagione.... scusate, vado in bagno...

    RispondiElimina
  3. Con la coca, Sempre e solo una frase: no ice please.
    Ti guardano come un marziano, ma ti salvi da un attacco di schitonvite acuta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahah! Vero Lippo! Vero!

      Il top e' fare la pausa. Guardare il cameriere e dirgli:
      No ice. (Pausa) Please.
      Fa capire tutto!!!!

      Schitonivite? Schitonivite?!!?!? UAhahahahaah Questa e' nuova!!!

      Elimina
  4. Giulietta, e che dire del reparto frigo di Costco? Io mi rifiuto di entrarci con Amelia!

    RispondiElimina