mercoledì 24 aprile 2013

Il drive through. Il che???


L’americano medio vive in macchina.
Il concetto e’ un po’ difficile da spiegare e da capire per noi italiani. Soprattutto se hai un marito che in macchina non tollera il minimo bigliettino da parcheggio lasciato sul cruscotto o peggio, nel portabevande.
L’Americano medio vive in macchina perche le distanze sono lunghe e in macchina capita di passarci tanto tempo. E percio’ le automobili si trasfomano in vere e proprie seconde case (il classico monolocale con vista panoramica) oppure come i grandi magazzini Macy’s dove puoi trovare di tutto: dal pacchetto di patatine della settimana scorsa, al martello con i chiodi perché è rimasto lì da quando hai fatto il trasloco.
La mia amica americana Ali è la campionessa di “io ce l’ho. Aspetta che vado in macchina”. Un giorno nel sedile posteriore ha trovato un quadro.

Quindi la macchina è un po’ l’estensione del corpo dell’americano. E a volte dalla macchina non ci vuole proprio scendere. Sta bene lì. Mangia, dorme, telefona, fa la barba (giuro, l’ho visto). Un po’ è colpa del cambio automatico. Praticamente hai mani libere e i piedi sereni. Il piede sinistro è in ferie e il destro fa tutto: frena, accelera. Accelera, frena. E quindi hai tempo e spazio per fare altro. Tipo la tizia dell’altro giorno che ho visto che mangiava alucce di pollo in salsa barbecue mentre guidava. Non vedevo fazzoletti o tovaglioli quindi immagino che le mani appiccicose siano ancora attaccate al volante.

All’origine della pretesa americana di non voler scender dalla macchina, forse per pigrizia o perché bisogna finire di scrivere il proprio status su facebook o forse perché finalmente hai tempo di leggere quelle 72 mail non lette (le leggerò prima o poi), viene incontro il drive through.

Allora. Piccola lezione di pronuncia per chi non sa come leggerlo.
Drive: DRAIV
Through: per pronunciare la th in inglese bisogna mettere la lingua in mezzo ai denti, fra quelli sopra e quelli sotto e far passare l’aria. Ecco cosi bravi! Come quando hai un pelucco sulla punta della lingua e non riesci trovarlo. Pstzu ptszu! O come chi ha la esse sibilina. Come Donato, personaggio che animava Busto Arsizio. Mito assoluto. Io adoro chi ha la s che sibila tipo sasso sassuolo.
Il resto della parola si legge RU. Quindi, s sibilina + RU. THRU! Ecco, si’ cosi’ tipo sputo. Voi sì che imparate in fretta…

Definire drive through prego. Ok, ok. Dunque il drive through (o drive thru) e’ un tipo di servizio fornito dalle aziende che permette ai clienti di acquistare prodotti senza scendere dall’auto. STIA A BORDO! Ovviamente è nato qui nella terra dei chiapponi agli inizi degli anni trenta. E poi l’ha implementato subito McDonald’s, tutti gli altri fast-food e infine Starbuck’s, il re del caffè. Voi italiani ce l’avrete sicuramente in mente sto drive through perché in Italia McDonald’s e Burger King sono gli unici che lo fanno. Anche ValBurger all’isola d’Elba ce l’ha, se volete venirmi a trovare al mare.

Come funziona? Dunque, entri con la macchina nella corsia, scegli qualcosa dal menù, l’altoparlante ti gracchia cosa vuoi, piazzi l’ordine e poi vai avanti con la macchina fino a quando arrivi ad una finestra dove paghi, ritiri il tuo premio e vai! Io l’ho fatto per un hamburger ma non mi ha entusiasmato tanto sto drive through. Non sono riuscita a gustarmi il panino. E nemmeno le patatine fritte. Mangiare guidando è una cosa che non mi soddisfa e non farò mai più.

Va be’. Ma finche’ si tratta di cibo e caffè non vi sconvolgo la vita più di tanto.

A 24 anni, quando ero a San Diego, ho scoperto coi miei occhi che questo servizio lo fanno anche le banche, le farmacie e le poste. Dunque, le banche mettono degli sportelli per deposito e prelievo su delle piazzuole tipo benzinai, dove tu vai lì, tiri giù il finestrino e fai quello che devi fare.  Per la farmacia invece, rimanendo in macchina puoi guidare fino alla parte della farmacia dove c’è la finestra con l’operatore e lì puoi consegnare o ritirare una prescrizione. Stessa cosa per la buca delle lettere. La buca delle lettere con servizio drive thru, ha un apposito sportello, una specie di mega-imbuto, dove tu, sempre senza scendere dalla macchina puoi imbucare lettere e bollette. Il mio primo pensiero è stato: mizzega ma sti americani proprio non vogliono scendere dalla macchina!!! Ma perché? Oltre la terra dei chiapponi, questa è la terra dei fannulloni!

L’apice del mio scalpore l’ho raggiunto quando ho scoperto che a Las Vegas c’è una cappella dove ci si può sposare col drive through. Praticamente ti sposi stando seduto in macchina. Beh ma allora le chiappe qui proprio si sono sprofondate nei sedili! Tu guidi nella corsia, alla finestra c’è il prete o il funzionario. Ti sposa e via! Forse la gente lo fa perché ha fretta di andare a festeggiare….



Io proprio non riuscivo a capire il perché di tutto questo fare stando in macchina. Io preferisco molto di più scendere dalla macchina e guardare in faccia bene chi mi deve servire. (Soprattutto il prete che mi deve sposare...) E invece sembra che qui lo sbattimento peggiore sia: parcheggiare (oddio), aprire la portiera (maronna la schiena! E il braccio! Non e’ che mi parte via?), fare 3 passi (oddio tre passi…) ed entrare nel negozio. Per non parlare dello stare in piedi a fare l’ordine (non c’è una sedia da qualche parte?). Il tutto pari alla prima fatica di Ercole: uccidere l'invulnerabile Leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo. Uguale. Il trofeo è l’hamburger. Per di più mi viene il nervoso quando una mattina ho visto una coda per prendere il caffè di Starbuck’s in macchina che non finiva più. Ma non gli conviene scendere a tutti??! Poi guardo la prima macchina della fila e c’era su una ragazza che si stava truccando. Ah be’ allora…

Ma, come tutte le cose, se non indaghi un po’ a fondo e rimani solo in superficie, ti perdi il nocciolo della questione. Come i Fonzies, se non ti lecchi le dita, godi solo metà. Allora ho iniziato ad indagare il PERCHE’. E ho scoperto un mondo. Un mondo nuovo. O il mondo nuovo come il Cristoforo.
Oltre alla comodità, gli americani preferiscono il drive thru perché il servizio è più veloce, puoi mangiare in macchina al volo Pina, puoi indossare quel che ti pare o anche niente, hai troppi figli da scaricare e caricare che ti viene una sincope solo al pensiero, piove troppo forte, fa troppo caldo per uscire e il mio dolce peso potrebbe lasciare le impronte sull’asfalto che si squaglia. Tipo Hollywood.

Ecco. Quando ho letto queste cose, mi sono dovuta ricredere.
Quante volte, per una sola, dico UNA-SOLA-DANNATA medicina devo: scaricare i bambini, entrare in farmacia, cercare il bancone della farmacia (qui la farmacia vende di tutto prima che medicine), e nel mentre Tommaso inizia a tirare giù roba dagli scaffali e a spostare roba (l’ultima volta ha preso degli smalti e li suonava come una batteria BANG BANG), inizia a scappare e a correre felice perché i corridoi gli sembrano una specie di labirinto e io che cerco di rincorrerlo con il braccio destro in tensione perché’ cerco di reggere il peso del finto-neonato di 10 chili più seggiolino dell’auto 5 chili, quindi 15 chili, e urlare in italiano: Tommaso!!! Porca di quella miseria ladra vieni qui! Una volta l’ho perso. Mi ha seminato. Non lo vedevo più. Merga. Mo’ mi denunciano. Meno male che all’improvviso un signore da lontano mi chiama ridendo e mi dice: Hey! E’ qui! E indicava un punto dove io non ci sarei mai arrivata così zavorrata. Giro l’angolo e Tommy se la ridacchiava, contento che lo avevo trovato. La prossima volta spero di rinascere col fisico della Pellegrini.
Tutto questo potrebbe essere evitato se mi decido una volta per tutte a fare il drive thru. Non perdo la pazienza e non perdo i bambini. Forse gli americani un briciolo di ragione ce l’hanno…

Per di più, per il tempo atmosferico è il top. Se ti assale una voglia di panino con tripla pancetta e fuori piove, il drive thru te lo rende possibile e non ti fa pentire di aver avuto questa malsana idea. Ti giustifica le cavolate capite??!?!?! Torni a casa asciutto, col panino e quindi felice. A me basta così poco per essere felice… Il giorno che lo fanno per le pizzerie, ciao! Faccio i giri in tondo all’edificio enne volte.

Si però Giulia, sposarsi in macchina è ridicolo.
Sì sì lo so. Però sono andata a leggere sul sito della cappella di Las Vegas che questo servizio lo avevano iniziato a fare per chi non poteva camminare. Per gli invalidi. Mi sono azzittita e ho cancellato ogni mio pregiudizio. Del resto il drive thru è un ottimo servizio per queste persone perché’ per loro scendere dalla macchina è molto più complicato, e magari, a volte, umiliante. Dove al confronto io da sola con due bambini, non dovrei proprio lamentarmi.

D’altronde vivere all’estero è così. Ti fa scoprire un sacco di cose e cambiare idea su molte altre. Io qui ho imparato ad essere disposta a cambiare sempre opinione sulle cose perché ho capito che la verità in fondo non ce l’ho io. Quindi, prima di emettere sentenze o giudizi, ho imparato a mettermi nei panni di altri, a valutare altre ipotesi. Infatti l’America mi è servita a questo: ad abbattere costantemente mura, muraglie, fortezze dei miei pregiudizi che ho sulle cose. (Drive thru, non ve l’ho detto, significa infatti, guidare attraverso. Beh forse tutto ciò era già insito nel nome). E’ come aprire una finestra e lasciare entrare aria fresca ogni volta. Come dice il mio amico Zino, che cito testualmente perché io non saprei ripeterlo altrimenti: meglio sempre, in prima istanza, parteggiare per ipotesi ragionevoli e sensate, se non sono certamente escludibili. Un genio. Zino, secondo me dovresti scrivere un libro. Dovresti chiamarlo “la coscienza di Zino”. Io lo compro. Subito.

Se non vi ho già convertito al drive thru, sono sicuro che questo video lo farà per me. E’ una delle mie pubblicità preferite in assoluto. Forse perché rispecchia un esperienza molto simile a quella che abbiamo avuto io e mio marito un giorno quando Tommaso aveva solo due mesi. Aveva il reflusso gastroesofageo e le coliche. Un combo pazzesco. Piangeva in continuazione. Erano notti che non dormiva e quel giorno non voleva chiudere occhio. Alla sera, erano le 7, disperati, abbiamo avuto un’illuminazione. “LA MACCHINA!!!” Allora presto, in fretta e furia a metterlo nel seggiolino e a filare in macchina. Io penso di essermi addormentata. Mio marito mentre guidava secondo me un pisolino l’ha fatto. Appena si è fermata la macchina, la sirena è ripartita: UUUUUUUUAAAAAAAAAAAAAAAAA. Io mi sono svegliata e ho urlato: TEO VAAAAIIII!
E lui: MA C’E’ IL SEMAFORO!!!! DOVE CA**O VADO?!?!

Ah.

Ok.

Ecco il video.



Ora vado a prendere Tommaso all’asilo. Il guaio è che mi sono addormentata e mi sono svegliata con la piega del cuscino stampata in faccia, un segno verticale che parte dalla fronte e attraversa l’occhio fino alla guancia. Tipo cicatrice. Tipo Al Pacino in Scarface.
E mo’? Cosa faccio? sono già in ritardo!!! Magari per situazioni come queste, all’asilo fanno il drive thru e me lo lanciano dalla finestra. Quant’è???

See ya!

6 commenti:

  1. Giulia,

    la pubblicita' e' spettacolare!! Viva l'Ammerica!!

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  2. bellissimo juju!
    sembra di leggere Bill Bryson ;-)
    e la pubblicità è spettacolare, Mc uber alles!

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    1. AHAHAAh!
      Ciao Loris!!!!!!!!!!!!! Che bella foto!!!!!!
      Sono contenta che sei una fan del Mc!!!!!! :)
      Grazie e a presto!!!!!!
      PS: ti ringrazio di questo illustre paragone!!! Non so se me lo merito... Ma che libri hai letto suoi? Tu si che sei una donna di cultura!
      Ciaooo

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  3. bellissimo juju!
    sembra di leggere Bill Bryson ;-)
    e la pubblicità è spettacolare, Mc uber alles!

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  4. non posso scrivereeeee....che sto girandoooooo....in macchinaaaaa....per far addormentare..... Filipooooooo..... bell'articolooooooo.....ciaaaaaaooooooo.....

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    1. Checcooooooo..... mi hai fatto morir dal ridereeeeee.... rido ancora adesso.... ricorda che se vuoi ketchup e maionese sono a parteeeee.... quindi passa alla finestra successivaaaaaa..... Pippo ciaoooo

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