mercoledì 17 aprile 2013

L'asciugatrice


“Fatti non foste a viver come bruti ma con camicie piallate e pieghe senza” (Fonti sempre mie).

Dunque. Tre settimane fa decido di uscire a fare shopping. Mirato. Di sera.
Cena in tavola pronta, marito a casa favorevole a stare coi figli. Un piano perfetto. 
A mio vantaggio c’e’ il fatto che qui i negozi sono aperti fino alle 10 di sera (i supermercati 24 ore su 24) e quindi me la svigno velocemente. Non ho molto tempo.

Il mio shopping mirato consisteva in un mini-svaligiamento di Victoria’s Secret. Che, per la Signora Virginia di Rovereto che mi segue fedelmente, consiste in un negozio di biancheria intima da super modelle, ma per donne ordinarie, e le fa diventare straordinarie. Signora, e’ una favola. Deve venire qui a vedere. Il servizio alla donna-cliente e’ fra i migliori che io abbia mai provato qui e sono disposta a raccontarlo ad un pubblico esclusivamente femminile. Troppo privato ed eccellente.

Insomma, dopo aver fatto pochi ma grandi acquisti in soli 45 minuti senza bambini che urlano, si arrampicano o scappano da sotto lo sportello del camerino e tu sei li’ in déshabillé (giusto Feo?) che non sai se rincorrere subito il piccolo perche’ potrebbero denunciarti per abbandono di minore o se fondare una societa’ di nonni a noleggio, esco dal negozio tutta fiera, con calma e in pace, super-felice.
Mentre sto per uscire, la commessa che mi aveva aiutato all’inizio, non la seconda, mi vede, vede il sacchettone e mi saluta cosi’: “Bye! Have a wonderful night!!!”. (ciao-arrivederci! Letteralmente sarebbe: ti auguro una magnifica serata”).
Mi fermo un secondo, incasso la frase, butto li’ un thank you ed esco dal negozio iniziando a sorridere. Have a wonderful night???!!?!?!!!!!

Non intendera’ mica...

No scusate ma per chi mi ha preso???? Io ho due figli a casa, un marito, lavo-cucino-rido non stop, non sono mica la pantera nera della savana brasiliana!!!
Ovvio, “bisogna sempre tenersi bene – diceva Clementina Nembrini, nel 1975, mamma eccezionale di 10 figli – per noi, e per i nostri uomini, se no poi per forza guardano le altre”. Mitica.

Pero’ questa frase della serata coi fuochi d’artificio mi e’ sembrata un tantino in la’, doppio senso puro. E infatti mentre sto per uscire penso: “le generazioni sono cambiate. Il mondo e’ cambiato.”

E il mondo e’ cambiato, secondo me, per colpa dell’asciugatrice.

Il primo vago esemplare di asciugatrice viene dalla Francia. Era manuale. E gira gira gira la manovella! Poi agli inizi del ventesimo secolo, J. Ross Moore, americano del North Dakota, ha iniziato a disegnare prototipi di asciugatrici elettriche. Negli anni 40, il designer industriale Boroks Stevens, ha creato il primo modello di asciugatrice con sportello! Io ve l’ho detto che le idee le prendono da noi europei ma voi non ci credete... Cosa vi ho insegnato dell’hamburger??? Da dove viene?
CERMANIAAA!

Ah bravi...

Comunque.
Quando sono arrivata qui ero piena di mille pre-giudizi sull’asciugatrice. Rovina i vestiti, e poi... rovina i vestiti, si ma poi... rovina i vestiti.... mmm, forse era solo UN grosso pregiudizio. I miei bei vestiti italiani non volevo assolutamente rovinarli. Armani mi veniva a pigliare...
Allora l’idea della brava massaia si e’ impadronita di me stessa appena sposata, (chissa’ perche’ quando si e’ appena sposati si vuole far credere che si e’ perfetti... poi meno male passa tutto), e ho deciso di comprare ferro da stiro, asse e stendino. Il trio medusa.
Allora l’asse, presa. Taac!
Lo stendino... no ma... voi non avete idea di che fatica per trovare uno stendino in America.... Prima di tutto da brava linguista, sono andata a cercarmi tutti i modi per dire stendino. American vs British. E’ fiera di me, prof? Andavo nei negozi e spiegavo cosa cercavo. Mi guardavano come se fossi uscita dalle caverne e il mio nome fosse Vilma. Nella mia ricerca mi sono beccata un “non so di cosa stai parlando, Vilma” e un “ma no, ma dai!!! Ma non ce le abbiamo mica quelle robe li, Vilma’”... Sdegnata. Poi finalmente l’ho trovato.
Il ferro da stiro me lo sono fatto comprare in Italia, perche’ volevo il miglior ferro esistente sul mercato. Poi mio marito si e’ inventato una ciabatta a presa italiana con uscita americana (la laurea in ignegneria e’ una camuffa per una laurea in tuttologia) e stiravo. Ma stirare non e’ molto allegro. Anzi, col tempo ha iniziato a pesarmi. Avevo l’ansia da stiraggio. Le cose si ammassavano, non si parlava piu’ di pigne da stirare. Si parlava di ceste. Ma ceste. Al plurale. Ceste, ceste piene di roba. Non riuscivo a dormire la notte, mi venivano gli incubi dei panni che prendevano vita, uscivano dallo sgabuzzino, venivano da me, alzavano le maniche e mi dicevano: ue! Alura?
Al mattino, mio marito chiedeva sempre: ma che fine ha fatto quella camicia a righe...?
E io mentivo: e’ a lavare.
Balla.
E’ a stirare.

Quando e’ venuta mia suocera la prima volta, mi aveva chiesto dov’era il ferro che cosi’ mi avrebbe stirato tutto. Un miraggio. E io: “e’ qui e’ qui!!! Tieni tieni!!!”. Rifilandoglielo allegramente aggiungo: “guarda che non funziona benissimo ... cioe’ stira ma non toglie le pieghe bene...”. Ma che cacchio di spiegazione e’????
Si ripresenta dopo un’ora e mezza con una pila di panni stirati alta come mio figlio di due anni e mi chiede: dove li metto?
E io: ah.......... ma funziona il ferro?
E lei: si si’ benissimo!

Ustica.

E io: strano... con me non funziona.

Seeee!

In quel momento mio marito mi lancia uno sguardo de fuego e poi scrolla la testa. Come ad un bambino che dice che quel giorno la maestra non ha interrogato. In realta’, non solo ha interrogato, ma ti ha anche beccato e tu non sapevi niente, anzi, ti ha rifilato “appena sufficiente”. Il peggio. Allora io prendo i miei panni, mi faccio piccola piccola, ancora piu’ piccola della mia altezza da comodino, e me la svigno a sistemare i panni nei cassetti. Ma guardate che io sono ancora convinta che il ferro da stiro che ho, non funziona bene... no ma veramente!!!

Allora visto che ho il ferro che non funziona bene, ho iniziato a vedere se l’asciugatice poteva venire in mio soccorso. Beh... ora e’ il mio San Bernardo.

Come funziona?
L’asciugatrice è un grande scatola con dentro un gran fon, che spara aria calda sugli indumenti e che nel frattempo vengono fatti girare dalla centrifuga. Basta buttare tutto dentro, aggiungere quelle salviettine profumatissime che si chiamano fabric softener (sono ammorbidenti per stoffa, perché se no gli indumenti si seccano troppo) e accendere!

Quando in Italia mi chiedono: ma tu stiri? E io dico “mmm, non stiro tanto, solo poche cose (pantaloni, camicie e maglie particolari). Ho l’asciugatrice.” sento lo sguardo pesante su di me di grandi masse di massaie infuriate e scandalizzate. Uno sguardo che attraversa la storia, che passa dalle donne che lavavano i panni nei navigli, dalle donne fiere del primo ferro, quello a ferro battuto fino ad arrivare a me. Massaie che vorrebbero diseredarmi, come se io fossi l’unica responsabile della fine di questa tradizione.
Ma sappiate care mamme e nonne, che io e quelle della mia generazione, almeno qualcosa stiriamo! Io e le mie circoscritte, siamo specie in via di estinzione. Come il colibrì delle Mangovie, il Parrocchetto dalle Guance Grigie o le scimmie urlatrici del Guatemala.

Qualcosa stiriamo. I nostri figli avranno mogli che il ferro non sapranno neanche cosa sia. “Il ferro? Ma cosa dice tua mamma? Straparla?”

Per noi mamme e mogli, stirare è sinonimo di voler bene. “Dai ma vieni qui che ti stiro la camicia, non puoi uscir così!” Diceva sempre – no, non io, - mia mamma. Se stiri vuol dire che vuoi bene a tuo marito, ai tuoi figli. Se non stiri, a quanto pare, non vuoi bene alla tua famiglia. A quanto pare, la odi.
L’asciugatrice è la figlia della modernità della frenesia di chi non vuole aspettare e guardare i panni che si asciugano (uao, che divertimento!) così intanto la donna usa il tempo per fare altro, tipo per andare da Victoria’s Secret. Chi oh?

La massaia italiana stira stira stira. L’asciugatrice è un’eresia.
Per la donna emancipata americana (la massaia americana non esiste), c’è l’asciugatrice. Quando tirano fuori i panni dall’asciugatrice, li ammassano sul tavolone e iniziano a piegarli, con le mani. Per l’americano, stirare è piegare con stile. Questa frase dovrei coniarla, lo so.
E se provi a dirgli: si ma con l’asciugatrice i vestiti si rovinano, si fanno i buchi. Loro ti dicono: embè!?!? Che male c’è? Tanto poi l’anno prossimo ne compro altri….

Noi in Italia siamo abituati ad appendere i panni fuori, a stenderli, a farli vedere a tutti, di modo che tutto il mondo sappia che hai un paio di mutande a fiori e che tuo fratello ha i boxer con su le alci. Noi siamo abituati a mettere tutto fuori, tutto in comune, diciamo tutto a tutti. I panni, invece in America, si tengono dentro. Ognuno si fa gli affari suoi, rimane tutto dentro, panni compresi. Sono sicura che sia un regolamento per questo, che vieta espressamente di appendere fuori i panni ad asciugare. Il giorno che mia mamma qui in America voleva mettere lo stendino fuori sul balcone le ho detto: no mamma… così mi fai arrestare…

La mamma italiana non accetta le pieghe. Non esistono nel nostro vocabolario Zanichelli. Nemmeno nel Garzanti. La piega è l’acerrimo nemico e deve essere piallata. Allora cosa fanno mia mamma e mia suocera quando vengono qui in America? Sante donne. Prima mettono tutto nell’asciugatrice. Poi tirano fuori tutti i capi e invece che piegarli e metterli via, li stirano. Tutto. D’accapo. Doppio trattamento. Doppio annientamento delle pieghe.

Io mi sono messa in una terra di mezzo, come Frodo. Alcune cose le metto nell’asciugatrice (vestiti dei bambini, maglie smarze, etc.) e i vestiti del marito importanti da lavoro, li stiro. Indumenti come calze, mutande, maglioni, e magliette coi brillantini o paillettes, gatti e accendini non si mettono nell’asciugatrice. Le camicie dei mariti non si mettono dentro perché si rovinano. Io le stiro. C’è più amore. E più pieghe. Azz.
Le tovaglie belle per gli ospiti le stiro. Le piccole lenzuola bianche che vanno ad accogliere un bimbo appena nato, quelle le stiro. Mi spiace asciugatrice, ma la bellezza di una stoffa stirata a nuovo, non ha confronto.
Quando sono disperata pero’ (vedi i virus di quest’anno) butto più roba nell’asciugatrice. I tempi di accorciano, vengono bruciati! Il riciclo e il ricambio è pazzesco. Tanto che anche mia mamma a 60 anni, ha iniziato a pensare all’asciugatrice.
Riesco a fare fino a 5 bucati e 5 asciugatrici con il virus più spietato. L’unico guaio è che poi ti trovi certe magliette, coi buchi, proprio dove c’è l’ascella. E ciò avviene non perché hai l’ascella perforante tipo Franchino ma perché con l’andare del tempo, gli indumenti girano e creano attrito, frizione, non so cosa, e sfregandosi creando dei buchi.

Se sbaglio a mettere qualcosa nell’asciugatrice, che magari è finito dentro per sbaglio, divento IO la scimmia urlatrice. Del Guatemala proprio.

See ya!!!

4 commenti:

  1. Giulia!!! mi mamma (età diciamo un intorno stretto di 60anni) da quando il papà le ha comprato l'asciugatrice è la donna più felice della terra, ma usa anche lei la tua tecnica...le camicie e le cose "belle" old style col ferro!

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    1. Clex ma e' fantastico!!!!!!!!!! Sono una fan di tua mamma adesso!!! Ciaooo!

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  2. Ciao Giulia! Mi sono trasferita da qualche giorno anche io negli USA, con mio marito ed il nostro piccolino... ed il tuo blog mi sta aiutando a sentirmi meno sola! Grazie! E grazie per questo articolo sull'asciugatrice! :)

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  3. Ciao Alla!!!

    Grazie mille!! Sono molto contenta di questo messaggio! Mi rende molto felice sapere che mi leggi e che non ti senti sola!!!

    In bocca al lupo per TUTTO visto che sei appena arrivata!!!

    Viva i piccolini!!

    Ciaoooo

    Giulia

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