giovedì 18 luglio 2013

L'informazione


Un bel giorno di primavera mentre fuori splendeva un pallido sole, e dentro casa mia splendeva il mio pallido visino, mi accingevo a dar da mangiare a un piccolino e l’altro era assorto in un pisolino.
In questo bel clima pieno di buone promesse, decido di chiamare i miei genitori su Skype.
Risponde mio papà che mi dice:
“La mamma non ha dormito tutta notte”.
Oddio.
“Cos’è successo?”
“Eh… te lo dice lei…”

Oddio. Questa è brutta. Questa è molto brutta.
Mio papà si alza e se ne va per lasciare il posto a mia mamma. Eccola che si siede…
Oddio. Mi sento male.

“Mamma cosa c’è?”.
“Non ho dormito tutta notte”. E pronuncia le seguenti parole modalità macigno:
“Tu domani vieni a casa. Stasera prendi il primo aereo e torni a casa”.

Avete in mente un sasso? E un sasso sbigottito?
Ecco.
Io.

“Ma, mamma, scusa, ma perché?”
“Eh! Ma non hai sentito la tivù? La Corea vuole lanciare una bomba atomica sull’America”.

Orca bomba. Avevo capito che era una brutta notizia ma non così brutta.

Io mi guardo intorno e vedo un bambino che dorme come un angioletto e uno che sta bevendo il biberon bello felice. Mi sembra assurdo.
“Ma mamma come faccio a partire? Ho un bambino che dorme e uno che mangia! Come faccio a venir via?!?!? Ma cosa vuole sta Corea? Ma soprattutto… Obama sta a guardare? Non mi sembra uno che porge l’altra guancia …
Aspetta mamma fammi fare due telefonate, di cui una al Pentagono e una al Matteo, e capisco cosa sta succedendo”.
Appendo. Guardo la giornata che c’è fuori e mi dico: ma possibile che in una giornata così bella, questa brutta minaccia insinua un dubbio sulla bellezza di tutto.
Guardo il sito del New York Times e mentre apro, aspetto di trovarmi segnali luminosi rossi lampeggianti che mi dicono: “Guerra! Korea! Missili! Giulia torna a casa, ascolta tua mamma!” non trovo niente… Ma come??
Mia mamma si inventa le guerre per farmi tornare a casa? Scrollo in giù e vedo a margine, sul lato sinistro, una notiziola che potrebbe fare al caso mio. Diceva più o meno cosi: La Korea del Nord minaccia di attaccare le basi militari degli Stati Uniti, con una piccola bomba. Prima intende attaccare la Korea del Sud e poi le Hawaii. Mi mancavano solo le Hawaii…
Poi l’articolo spiega bene delle questioni che c’erano sotto. Allarmante sì ma non da fare i bagagli. C’è di mezzo l’Onu e qualche membro di consiglio sovra-pluri-mega.
Chiamo una mia amica la quale aveva sentito la notizia ma, niente di che.
Vado a sentirmi l’edizione italiana di un telegiornale che apre così:
La Nord Korea pronta ad attaccare l’America con una bomba atomica.
Bum! AAAH mo’ ho capito!!!

Noto infatti un abisso fra il modo con cui l’informazione viene fatta passare dai giornali americani e quelli italiani. Un burrone proprio. Per l’Italia, abbiamo già le bombe sopra la testa, per l’America la notizia suona occhio e croce così: la Korea ci deve solo provare, che poi vede.

Richiamo mia mamma e le spiego quello che ho letto e le mie impressioni. Un po’ si calma. Ma, in fondo, quella notte insonne che ha passato pensando alla figlia, al genero e ai nipoti che non erano al sicuro, non gliela restituisce nessuno. Grazie giornali italiani. Voi sì che sapete fare il vostro dovere.

Qui in America ho imparato che se c’è una notizia davvero grossa, Obama fa dichiarazioni importanti interrompendo i programmi. Tipo quando ha ucciso Bin Laden, oppure quando doveva dire che aveva pensato ad una nuova riforma sulla sanità, oppure quando doveva dire che finalmente dopo 5 in America, la Giulia era riuscita a fare la pasta frolla (giuro che in America non viene… è colpa dell’aria… troppo secca) o a cucinare un bollito masticabile. “Americans…

Oppure.
Un giorno in pieno inverno mi arriva un messaggio e un paio di telefonate dicendo: “oh ma come va? Tutto bene?”
“Mah si… mi hanno appena rigurgitato sulla felpa ma tutto bene…”
“Qui i telegiornali dicono che a Chicago c’è una bufera pazzesca. Neve e rischio di inondazione”. Guardo fuori e non mi sembra. Siete sicuri?!! Solo che mi viene il dubbio perché quel giorno avevo la visita di controllo per il nono mese suonato di gravidanza. La mia mente parte sentendo le notizie. Guarda che il lago Michigan è agitato, ci sono le onde, la città è transennata… oddio forse era meglio spostare la visita…
Salgo in macchina e mi sento un eroe kamikaze. Mentre tutti vanno nel verso opposto, io sono una delle poche la cui macchinina punta dritto verso il lago, dove c’è la mia ginecologa e nel frattempo entro nel mio mondo parallelo dove mi immagino che se mi vengono le contrazioni proprio quel giorno, rimarrò bloccata in qualche via con la città allagata, l’ambulanza non riuscirà a venire in tempo a raggiungermi, per cui partorirò in strada sul bagnato con l’aiuto di qualche passante. “Prendete qualche asciugamano e una ciotola di acqua calda!! Presto!!!” “Chiamate mio maritooo!!! Aaaaaah!”
Così diventerò famosa. La ragazza che partorì nel giorno della bufera nera.
Ok. Eccoci. Sto per entrare nella Chicago della bufera nera.
Le transenne? Due.
Il vento? Normale per una giornata di Chicago.
Neve? Se questa è neve, io vivo a Miami.
Ok. Ma almeno il lago in burrasca!!
Faccio un filmato pauroso delle onde del lago Michigan che s’infrangono altissime per far vedere al marito che ho sfidato le intemperie. Torno a casa, faccio vedere il filmato a mio marito e alla mia amica Marion i quali scoppiano a ridere e mi dicono: ma giulia ma cosa sono ste due gocce?!!??!

Insomma. Quello che vi dicono alla televisione italiana è un po’ gonfiato. Un po’ pompato su. E voi ci credete. E poi ci vado di mezzo io che ricevo chiamate inquietanti del tipo: sei viva? Siete vivi? I bambini sono nel bunker?

L’informazione è una gran cosa. Noi tutti ci sentiamo dei ganzi perché sappiamo qualcosa. L’informazione ci educa, ci aiuta a giudicare se andiamo un po’ più a fondo, ma non facciamo delle informazioni dei volantinaggi di angoscia che seminano panico e distruzione. Se no, facciamo come l’ansa. Che quando vai sul sito per leggere cosa succede in Italia e nel mondo, più che il sito dell’ansa, sembra il sito dell’ansia. Punto com proprio.

Per di più i giornalisti italiani, scusatemi, ma sono dei gran cafoni, da tutte le parti. Se leggi i giornali di parte, ci sono solo bombardamenti diretti verso l’altra sponda, se leggi il corriere, che dovrebbe, ripeto dovrebbe essere di parte, in realtà, è peggio dei giornali che trovavo da leggere sul tavolino dell’estetista. Novella duemila e Grazie Anna Marie Claire Luisa Ma quanti nomi ci sono!?!. E’ un pettegolezzo unico, con notizie di pessimo gusto, volgari ed esagerate. Ovvio. Non è sempre così. E certe notizie esistono per forza. Però ragazzi, usiamo il cervello. Non mettiamoci a fare come le vecchie zitelle che vivono con seimila gatti che fanno tutto il giorno a sparlare del mondo intero: eh ma quello lì … eh ma quello là…
E poi queste notizie brutte scritte così che ti fanno venire la bile solo a leggerle, vanno solo ad aumentare un malcontento generale che c’è già. E’ come essere in una stanza buia e tutti parlano del buio, facciamo tutti dei bei trattati e teorie sul buio ma morire se ce ne è uno che si alza in sto cacchio di buio e va ad accendere la luce. Click.
E luce fu.
Allora non ci lamentiamo del buio, della crisi perché noi non facciamo altro che alimentarla.

Alle superiori, una mia professoressa mi aveva detto una frase che mi aveva lasciato lì. Non l’avevo capita subito ma avevo capito che era importante e così me l’ero segnata. E’ di un detto cinese. Di un filosofo di nome Lao-Tze: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.
Bella Prof!!! Si ma .. che boiata.
Ue, pirletta, va che è vero.
Se una foresta cresce, cresce nel silenzio e non dice niente nessuno. Se un albero cade, fa un tondo incredibile. Non so voi, ma io voglio essere una foresta. Una foresta che cresce. Per cui io non mi limito a far andar la bocca o di cercare di cambiar la testa alla gente che tanto ne’ io ne’ te gliela cambieremo mai, a parole. Così. Davanti a un computer. Tu a casa mia e io a casa tua. No, aspe, ho sbagliato. E’ il contrario.

E’ come dire: che bello è Natale! Sono così felice che è Natale! Vorrei mettere fuori qualcosa di bello, per decorare il balcone. Sì però il vicino ha messo fuori quell’orrendo babbo natale cinese da 1 euro che si arrampica su corde di plastica. E le mie stelle di natale sfigurerebbero. Ma io Signora Gina le dico: metta fuori su queste piante, metta delle lucine, faccia una bella composizione perché magari uno passando dice: toh! Va’ che bella composizione! E guarda quel babbo (babbo al proprietario) come rovina la bellezza di quel balcone. Quasi quasi quest’anno ritiro il babbo natale cinese e imbandisco su un bel balcone. Vede Signora Gina?

Comunque non so cosa volevo dire… forse non l’ho capito neanche io…
Forse volevo dire che sono per la bellezza. 

Per le belle notizie che non fanno audience come vedere due baby-sitter belle tonde al parchetto imitare il volo leggiadro di una piccola farfalla quando loro hanno poco di leggiadro, così, per far ridere e giocare i bambini.


Forse è che mi spiace vedere amici e conoscenti che diventano acidi e si uniscono al coro delle lamentele quando in realtà avrebbero molto dare. Anzi. Da fare. Potrebbero fare la differenza. Lì dove sono.

Il giorno che il Corriere mi offre un lavoro, dovrò rimangiarmi tutto quello che ho scritto. Oppure no. Gli dico che è vero. Ma io voglio fare la differenza.

Click.

See ya!

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Grande Eli!
      Bella li'!
      Sei l'unica che ha avuto il coraggio di commentare!

      Alla prossima!!!

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  2. Da giornalista non posso che sottoscrivere. ma sai come si dice... è sempre meglio che lavorare ehehe.
    ciao juju!!!!!!!
    ps: sto organizzando l'hamburgerata a lugangeles per far vedere quanto noi italians all'estero sappiamo essere international. paura! ciao!!!!!!!!!

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  3. "Forse è che mi spiace vedere amici e conoscenti che diventano acidi e si uniscono al coro delle lamentele quando in realtà avrebbero molto dare. Anzi. Da fare. Potrebbero fare la differenza. Lì dove sono"
    Vero, verissimo! Bisogna rimboccarsi le maniche e tutto è diverso! Ne vale la pena!

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    1. Grazie Chiara!!!
      Hai ragione! Ne vale la pena!!
      Ciao!!!

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  4. Ma sei in ferie che non scrivi più??

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