mercoledì 22 maggio 2013

Una piccola percentuale


Il mio “bello” è che ho capito che, grazie a voi, posso scrivere di tutto.

Dall’articolo precedente in cui parlo di mio figlio che fa Trombetti-Provera, ora passo a una cosa completamente fuori. Fuori da ogni articolo.

Quando mi chiedono “e tu perché sei qui in America?”, io mi giro, focalizzo mio marito, alzo il braccio, punto l’indice contro di lui e dico: “per colpa sua”. Birra Moretti. Viva la sincerità.

Si, è “colpa” sua nel senso che siamo venuti qui per il suo lavoro. Era qui a studiare a far la tesi, e prima di andarsene gli hanno fatto una proposta di lavoro. Io non vedevo l’ora che tornasse a casa per stare un po’ con me, invece torna e mi da’ sta mazzata: mi hanno offerto un lavoro. In America.

SDENG!!!!

La mia storia è lunghissima.
Se volete, solo se volete, ve la racconterò un giorno.

Per ora volevo “solo” dirvi questo:

Nel mondo… no, nel mondo non lo so, ma in America di sicuro, c’è una piccola percentuale di donne-mogli italiane, che come me, di fronte a una proposta del lavoro del marito, hanno detto di sì (ma il sì più importante lo avevamo già detto prima…). Per cui molla tutto, prendi, fai le valigie, tira su tutto e hanno seguito i loro mariti portandosi dietro valigie di vestiti e valigie di bambini.
Io non sono l’unica.

Parte della mia ricchezza sono queste amiche che, o a Chicago, o sparse per l’America, si sono ritrovate nella mia stessa situazione (scusa ma tu lo trovi il sale grosso? No... prendi quello che usano gli ebrei, il kosher, è simile… Dove iscrivi i tuoi figli a scuola? Ma tu ci hai capito una mazza sullo svezzamento americano?!?! Io non voglio dargli il wurstel a sei mesi…) e con le quali, posso confrontarmi su tutto, perché loro, state sicuri, lo hanno già passato. Ecco Giulia il passato! il passato di verdure! Non il wurstel.

Siamo una piccola percentuale silenziosa perché nel mondo, pochi sanno della nostra esistenza travagliata. E’ difficile immaginare che dramma incasinato c’è dietro se non l’hai vissuto.
C’è chi fra noi, è in condizioni più favorevoli e chi no.
C’è la moglie che ha trovato lavoro venendo in qua e chi non ce l’ha. C’è chi potrebbe averlo ma non lo cerca perché ha deciso che preferisce stare a casa a curare i figli.

Io i primi due anni ho cercato lavoro. Peccato però che sono arrivata negli anni peggiori della crisi americana. Mentre cercavo il supermercato più vicino, vedevo la gente, lo racconto ancora, che girava per strada con il suo box bianco pieno di robe da ufficio, con le faccia abbastanza abbattuta. E io cercavo lavoro… Dopo tutto… fernet branca. Dopo anni di lavoretti di traduzione, segretaria, provini, corsi etc (ho perfino dato la mia voce per una applicazione per iPhone) ho trovato lavoro per un’azienda italiana qui a Chicago che, saluto il mio capo e il mio office manager (ciaoooo), è stato una bella salvezza.
Poi aspettavo Tommaso e siccome non sapevo niente di bambini (il primo patello l’ha cambiato mio marito – io avevo il terrore), ho deciso di stare a casa a far la mamma.

Io non ho avuto una vita semplice qui. L’America non me ne ha risparmiata una. E’ stata spietata con me. Anche con altri. Non solo con me. Ho avuto anche dei problemi di salute per cui sono dovuta tornare in Italia a farmi ricoverare dopo svariati mesi in cui il mio otorino qui cercava inutilmente una cura. Sono stata a casa per mesi a cercare lavoro, ho sentito la lontananza di casa e della mia famiglia con una tristezza che mi prendeva lo stomaco da quanto era forte.

Io sono quello che sono perché “grazie” all’America sono scresciuta, ho capito cosa vale nella vita, ho tenuto stretto gli amici, anche se sono una frana nelle amicizie. Ho scosso via dalle spalle un po’ di quel borghesismo che ci inculca nella testa che il massimo della vita è avere una vita comoda, “sei felice se non hai problemi”, come ce l’avevo io in Italia. Bambagia pura.

Io non ho i nonni, dove vado, i figli me li porto. Tranne al concerto di domani sera…
Io non sono una martire, odio soffrire in silenzio, se soffro, vacca boia io lo dico a tutto il mondo perché io non riesco a soffrire. Piuttosto tiro su il telefono (sono ancora legata alla cornetta…) e se non riesco, visto che ho le mani e i piedi occupati, scrivo messaggi sviluppando l’arte di dare un biberon o addormentare un pupo e nel mentre scrivo un messaggio.

Eppure c’è una piccola percentuale di mie amiche che sono state la mia speranza. E’ grazie a loro che io dico: è possibile stare qua, avere dei figli, mandarli nelle scuole che qui fanno tanto paura.
La prima fra tutte è stato incontrare l’Ale Saccaggi, mamma di cinque figli che se li è portati tutti qui. Tranne uno! Ma Gio’!!! Quando lei mi raccontava la sua storia e continuava a dirmi: e cosa dovevo fare?!? e a vederla così serena ho capito che era possibile vivere qui. Mi si era acceso un lumicino di
speranza. Poi l’Ale, overo Nonna Ale, mi ha presentato la Marta, la mia mitica Marta Zardi, oramai diventata la “zia Zardi”: come teee non c’è nessunooo salvezza autentica in mille occasioni e persona che seguo nonostante viva a Indianapolis. Poi la Gaia, un’altra zia, che è stata la prima a cui mi sono legata qui a Chicago che ci ha aiutato in tutto per tutto. Poi è arrivata la mia amica Giulia (n’altra zia) con cui condivido tutto. Un’altra che non ha vita facile visto che è sposata, ha una bambina, è incinta di un bimbo e fa un master. Altro?
I miei amici Samu e Cate che sono passati dai meno 30 del Wisconsin ai più 30 della California (3 bimbe anche qui!)
Adesso c’è Zino e la Leti, un esempio eccezionale per me di come tirar su una famiglia, e l’Eugenia con i suoi bei tre figli più uno in arrivo, la mia amica Marzia che mi chiama "la sua mentore"... sei sicura?!

Adesso al gruppo si unirà a breve la mia amica Noemi, che si sposa e ritorna a vivere in America in un paesino piccolissimo dove gli abitanti saranno… quanti? 15? 20?
E al telefono parlando con lei viste le preoccupazioni, riuscivo a dirle solo una cosa: Noe… io ti capisco… In poche sanno cosa vuol dire mollare tutto, seguire il marito e fare questi sacrifici (i sacrifici li facciamo tutti, anche voi son sicura!!!). Ma continuare a stare qui per devozione, perché bisogna fare le bravi mogli, non basta. E’ vero, siamo qui per via del lavoro del marito, ma a un certo punto, dobbiamo trovare anche una nostra motivazione per stare qua. Se no, non andiamo avanti. Amaro Averna. Il gusto pieno della vita.

La mia amica Euge, dopo che il mese scorso gli ho raccontato un po’ di mie sfighe (sesta influenza intestinale in un inverno, io mi sono presa una tendinite alla gamba, mio marito lo chiamano a lavorare quasi tutti i sabati) appende il telefono e racconta tutto a suo marito. Il quale commenta: “vedi Euge… c’è sempre chi sta peggio”. Grazie Marco!!! Penso di non aver mai riso così tanto!!!

Ho avuto periodi in cui non volevo più stare qui, che viste le condizioni e quello che succedeva fra la mia salute e il lavoro che non c’era, ci sono stati momenti drammatici in cui chiedevo mio marito se forse non era il caso di tornare… e poi succedeva sempre qualcosa che mi faceva rimanere qui. O i miei indispensabili amici in Italia, o gli amici qui, i testimoni, i miei bei tre fratelli, i genitori, i suoceri, sempre qualcuno che aveva a cuore la mia situazione e invece che dirmi: scappa! Mi diceva dove ributtare lo sguardo. Amaro Montenegro. Sapore Vero.

Quindi è vero che sono qui per colpa sua ma è anche colpa mia perché io ho detto di sì. Mannaggia a me!!!
In una conversazione che abbiamo avuto sul da farsi all’inizio inizio, se partire o meno, a un certo punto il Matte mi ha detto: Giulia, se tu non vieni con me, per me non ha senso andare là. Decidi tu. Io di là ho trovato un lavoro, ma se tu non vieni con me, allora non ci vado.

Io non so perché, ma non riuscivo a trovare una ragione vera per dirgli di no. Ho scommesso su di lui, sul suo futuro, sulla sua libertà. Mi sono fidata di lui. Beh un po’ bisognerà pure fidarsi di sti mariti!!! Sperando che fosse un’occasione anche per me. Mio padre, in uno dei miei periodi più neri, mi ha detto che il bene per il marito coincide con il bene per la moglie e quindi della famiglia intera.

Guardate che però le altre mie amiche sono più sante di me. Io sono la peggior specie: quella che si lamenta sempre. Quella che dice: sì sì è così… ma poi domani mi lamento del perché devo fare seimilaetrecentodue telefonate per trovare una babysitter per una sera. “Teo, ricordami perché siamo venuti in America?” Quante volte ho fatto sta domanda…
E la sua risposta è sempre stata: perché mi vuoi bene…
E la mia risposta è sempre stata: ah già…

Per cui se avete bisogno di consolarvi e lamentarvi del modo con cui vostra suocera da’ da mangiare a vostro figlio o per il fatto che dovete fare 10 minuti di macchina per andarlo a prendere a scuola (10 minuti sono tanti…), chiamate me! C’è sempre chi sta peggio!!! Siamo una piccola percentuale ma ci siamo!!

See ya!

22 commenti:

  1. Secondo me, in fondo in fondo, tu, che non hai modo di imborghesirti, stai meglio di noi, che passiamo la vita a lamentarci del superfluo.
    Cosa vuoi di più dalla vita?

    Va beh dai, domani ti spedisco un Lucano!

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    1. Ciao Piso!!!!!
      Ma guarda che io ero super-imborghesita! Ogni tanto mi torna fuori!!!!
      Guarda quante volte ho detto che volevo tornare, che non ce la facevo piu', che era troppo difficile qui... anche davanti alla pizza che mi avevi fatto assaggiare!!! Quest'estate ancora eh???
      Ahahahaha dai dai aspetto il Lucano!!!
      Un abbraccio!!!

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  2. alla fine hai deciso di metterti in proprio ed importare amari nazionali?????
    pensaci!

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    1. Mmmm non male! Se e' un lavoro che posso far da casa si'! Volentieri!
      C'e' un problema pero'... io sono astemia... quindi non idea delle differenze. Mai provato uno!!! :)
      Ciao Nike!

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  3. Guarda che io Noemi l'ho conosciuta in America, non in Italia. Ed e' stato un grande piacere quando abbiamo entrambi scoperto che l'altro non aveva nessuna intenzione di tornare in Italia.

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    1. L'anonimo qui sopra e' il futuro marito della Noe

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    2. Ciao JN!!!!!!
      Ah si si, lo ben so!!!
      Lei e te in Italia non ci volete tornare! Ammiro la vostra decisione e la vostra fermezza!!! Io non ce l'ho.
      Pero' le sue preoccupazioni erano più come le mie, preoccupazioni da donna, di dire: ma cosa faccio la'? dove trovo lavoro? dove lo cerco? bla bla bla etc. Non sullo sposarsi! ANZI!!!! Quello e' certo e molto prossimo!!!! Era felicissima di dover tornare a vivere in America!!! Con te soprattutto! Perche' ce la porti tu!!!
      Io non sono capace di esprimermi e forse non si e' capito quello che volevo dire!
      Ad ogni modo, resta che voglio venire a trovarvi!!!

      A presto allora!!!

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  4. Ma non ti può risposare che rifacciamo il mitico tavolo "Gioventù Bruciata"?!?!....direi ancora imbattuto....

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    1. Carissimo il mio Checco!!!!
      ahahahah allora e' gia' la seconda volta che mi richiedi se non mi posso risposare, sempre con viga eh?
      L'importante e':
      Punto primo: rifare quel tavolo. Sto gia' male...
      Punto secondo: rifare la festa.... 100 volte la bamba!!! Ma ti ricordi?!?!? Da morire!!!!
      Non trovo piu' la foto se no, l'avrei messa!! ;)

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  5. Ciao, che carino il tuo blog! Io però mi trovo un pò nella situazione opposta e mi dissocio dall'idea del tuo babbo: il bene per il marito coincide con il bene per la moglie e quindi della famiglia intera. Direi che il bene di entrambi è il bene della famiglia intera! Io vorrei tentare un'esperienza di lavoro in Canada, lui ha lavoro fisso qui... che però sarebbe disposto a lasciare per seguire una mia avventura non troppo sicura.
    Vedremo alla fine cosa decideremo...
    Anche se come prima cosa farei smantellare il bagno e metter e un bidet, ahaha!
    Ciao
    S. dall'Italia

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    1. Ciao S dall'Italia!!
      Innanzitutto mi scuso per il ritardo con cui ti rispondo!!! Vorrei dedicare più tempo al mio blog ma la mia vita quotidiana me lo impedisce!!!

      Guarda, capisco benissimo quello che scrivi perché è quello che pensavo io quando ero qua e stavo male. Bisognava tenere conto del mio bene che in quel momento era la mia salute. Però le parole del mio papà in quel momento sono state fondamentali per rimettermi in gioco, per cercare di capire se era questione di un sacrificio mio o questione di tornare in Italia.
      Ti ripeto, quelle parole sono state vere per me per la storia che ho avuto, per le contingenze in cui ero. Ho scoperto che in fondo centrava molto anche con il matrimonio e il motivo per cui ci eravamo sposati.

      Pensa che io ho scoperto proprio stando qui che noi donne abbiamo una capacità di sacrificio maggiore di quella dell'uomo. Sappiamo adattarci a quasi ogni situazione. Sappiamo avere a cuore il marito i figli e la famiglia intera come solo una donna può fare. Il marito fa il suo mestiere, lavora, porta a casa i soldi con cui compro pane e pannolini. Avere il marito felice perché è fiero del suo lavoro è una gran cosa.

      Io non ti conosco e non so la tua storia quindi non mi permetto di giudicarti. Ma... Ho una domanda: come fai a dire "parto forse per il Canada per un lavoro non troppo sicuro e mio marito mi segue?". Se non è sicuro, ne vale la pena? Perché partire allora? Tu riesci a prenderti la responsabilità di far mollare a tuo marito il suo lavoro per un lavoro tuo che non è ben definito? Wow! Io non ce la farei mai!!!!

      Fammi sapere cosa decidi!!! :)

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    2. Ciao! Grazie della risposta!
      Sono una dei tanti italiani che cerca fortuna all'estero in questo periodo, per questo dicevo che non è sicuro... non si sa come andrà, se alla fine dovrò tornarmene indietro o no :) Io ho sempre saputo di non voler restare in Italia a vita, crisi o meno, e sono felice di avere un lui che mi capisce ed è "avventuroso" come me. Hai ragione però, la responsabilità è tanta... ma per adesso, giovani e senza figli a carico, è un rischio che mi sentirei di correre.
      Per ora nulla di deciso comunque!
      Intanto continuo a seguire il tuo blog :)
      Ciao!!!
      Sara dall'Italia

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  6. Ciao! Io ho fatto come te..e ora vivo a Chicago da sei mesi! quello che scrivi mi rappresenta..tranne i figli che ancora non ho..
    capisco che non sia facile ma io ogni giorno sono felice perche' ho accanto la persona che amo..quella è la cosa piu' importante! in bocca al lupo!
    ps in quale zona di Chicago sei?

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    1. Ciao Martina!! Ah brava!!!!! Sei mesi??! Complimenti!!! Sei sopravvissuta al primo inverno!!!

      Gia'... hai ragione... dovrei imparare da te!! Chi amiamo e' la cosa piu' importante!

      Io abito in Wicker Park! Prima abitavo sul lago, adesso in una casa piu' grande dove i giochi hanno il sopravvento!!!

      Ciaoooo!!!

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  7. Ciao!
    Ho trovato il tuo blog perchè sto per compiere lo stesso passo. Ovvero: l'8 agosto mollo tutto e vengo in America (dove c'è già mio moroso per lavoro).
    Non so bene come andrà, è un vero salto nel vuoto. Oltretutto vengo col visto turistico :P

    AIUTO.

    Fede
    ps: continuo a leggere il blog.. :)

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    1. Ciao Federica!!!
      Scusami per il ritardo ma quando mi e' arrivato il tuo commento ero fuori Chicago, anzi fuorissimo!!!
      Ah brava!!! Parti fra poco!! Dove vai di preciso! Sei pronta? Ti caghi sotto? :)

      Tieni duro! Se hai bisogno son qua, tu intanto continua a leggere il blog!

      In bocca al lupo!

      Ciaoooo!!!

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  8. ciao,ho scoperto il tuo blog oggi,cercando informazioni sul malefico nyquil e non sono riuscita a smettere di leggere tutto il resto,è divertentissimo...e anche utilissimo! in pochi giorni partirò anche io per gli USA "per colpa di lui" e sono spaventata da impazzire >.< è già da tempo che facciamo la spola tra l'america e l'italia ma fermarsi "definitivamente" (dipende sempre da come vanno le cose) è tutto un altro conto! comunque sono felice di sapere che non sono l'unica con le paure tutte italiane,dal cibo alla scuola...un po' mi rinfranco e penso che allora si può sopravvivere! ancora non so come di preciso,ma si può fare!!!!
    PANICO!!

    S.

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    1. Carissima S.,
      leggendo il tuo messaggio mi hai rivivere tutto quello che ho passato io all'inizio!
      Hai pienamente ragione. Un conto e' fare la spola e un conto e' fermarsi definitivamente e decidere di stare assieme. Lo stare assieme cambia tutto. Cambia il modo con cui ti poni, con cui affronti tutte le cose, ti accorgerei che pur nel casino della vita almeno sei insieme a chi ti vuole bene e non potrai piu' farne a meno.
      In questo periodo sto scoprendo che la cosa più' importante e' l'unita' della mia famiglia. Possiamo essere ovunque, veramente, ovunque. Ma se la famiglia e' unita, e' tutta un'altra cosa. O vita.

      In bocca al lupo per le tue avventure!!!!

      Per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi!!!

      Ciao!!!!

      Ricordati di dormire almeno otto ore col nyquil! O se sei debole come me, ti ci vogliono 10-13 ore di sonno!!! ;)

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  9. Ciao Giulia! Che bello il tuo blog: garbato e frizzante! Complimenti, è proprio un piacere leggerti! Io ho fatto "il grande passo" due giorni fa: mi sono trasferita in Texas con mio marito e il nostro piccolino di tre mesi e mezzo... anche lui è ingegnere e anche a lui hanno fatto una bella proposta di lavoro, e anche io ho detto "ok, andiamo!" Mi immedesimo tantissimo con te!!!

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    1. Ciao Annalisa!
      Grazie mille per il tuo messaggio e per i complimenti! Scusa il ritardo (un anno) con cui ti rispondo! Non sono piu' riuscita a scrivere sul blog! Scrivo a malapena la lista della spesa... Pero' adesso che cerco di tornare a scrivere, ho trovato il tuo commento e mi ha fatto molto piacere!
      In bocca al lupo per l'avventura!!! Cioe', oramai e' un anno che sei qui in America, magari ti sei gia' super ambientata!!! Scusami il ritardooooo

      Ciao!!!

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