Ieri mattina
c’era la coda al fasciatoio.
Entrambi i pargoletti emanavano un odore alquanto feroce dal loro baule.
Entrambi i pargoletti emanavano un odore alquanto feroce dal loro baule.
Sotto il primo.
Sotto il secondo.
Al secondo cambio mi accorgo che l’aria
nella stanza si era fatta particolarmente pesante. Annaspo verso la finestra
per cercare qualche bolla nuova di ossigeno, agguanto la maniglia tenendo gia’ pronti i
miei polmoni a respirare aria fresca quando invece, apro, e sento odore di
hamburger.
EEEH? Hamburger? Alle sette del
mattino?!?!?
No ma dico! Un caffe’ no?
L’aria di hamburger grigliato inizia a
conquistare la stanza e io sono all’impasse,
in un cul de sac. Che cul! Mentre
l’odore di hamburger avanza, io non avanzo, non so cosa fare, no non so come
fermarlo, non so se chiudere la finestra, non so dove andare a respirare. L’odore
inizia a portarmi al vaniloquio quando penso che magari se ficco la testa nel
cestino posso tirare qualche boccata da li’. Di sicuro non respiro aria buona
perche’ fra l’odore di hamburger grigliato alle 7 del mattino o quello del
prodotto interno lordo dei miei figli, non so cosa sia meglio. Di sicuro non il
lordo.
In ogni caso se vivi in America, l’odore
di Hamburger e’ gia’ incluso nel pacchetto. Ding!
La terza volta che mia mamma è sbarcata
qui, tornati dall’aeroporto, scendiamo dalla macchina, e mia mamma dice:
“Aaaaah! Che profumo di America…”
E io: “Profumo di America? Perché di cosa “sa”
l’America?”
E lei: “Di hamburger”.
Ah be’. Sempre meglio che di ascella.
Ma ha ragione. L’hamburger non è solo un
panino, l’hamburger qui è una cosa che si respira, che vive, che ti assale. E’
l’essenza stessa dell’America.
Si dice che in media un americano medio mangi
in media tre hamburger medi alla settimana. Va’ che son tanti. E’ più del nostro
panino speck-fontina-salsa rosa.
Il problema è che ad un hamburger non si
resiste. Uomini donne anziani e bambini diventano tutti come le donne incinte quando
gli vengono voglie incontrollabili (a volte quasi violente) di gelato, pizza o,
come la sottoscritta, di salmone affumicato. Non puoi dire di no. Se dici di
no, finisci male. Di fronte all’hamburger non si dice di no, bisogna andare. E
andiamo allora!
Innanzitutto, il colosso ha inizio col
profumo. La carne viene grigliata, prima si scurisce da un lato, poi
dall’altro, e quando vedi formarsi le righine scure sulla fetta di carne inizi
a godere e a saltare di gioia internamente perché questo vuol dire solo una
cosa: ci siamo. A sto punto, il profumo di hamburger inizia ad espandersi brutalmente
e le tue papille nasali pure. Quando è
cotto, all’hamburger viene presentata una donzella sotto il nome di “fettina di
formaggio”. I due si guardano, rimangono distanti per un attimo e poi si congiungono
amorevolmente nel matrimonio più riuscito che la storia ricordi. La fettina si
appoggia sulla carne e al contatto, ella si fonde. Amore a prima vista!!! L’hamburger
è pronto e viene dichiarato cotto. E’ cotto, è cotto… E’ proprio cotto… Nel
momento in cui è pronta, la fetta di carne viene abbracciata da due fette di
pane caldino che sono pronti ad accoglierlo come mamma e papà, assorbendo un
po’ dei suoi succhi sugosi. Ma la fettina si chiede: ma scusa, ci siamo sposati
e andiamo a vivere dai tuoi?!?!
Ma l’hamburger non risponde e le fette di
pane non sentono niente, sono intente ad avvolgere la carne e la sottiletta con
tutto quello che riescono: pomodoro, lattuga, ketchup, maionese, cipolle e
quello che volete per renderlo unico. D’altronde sono come mamma e papà, sono
capaci di accettare e accogliere tutto. Ed ecco qua. Un capolavoro! Adesso
capisco perché c’è gente che griglia hamburger alle 7 di mattina…
Quando avevo 18 anni ed ero a Mesa in
Arizona per un corso di inglese intensivo, ho scoperto che l’hamburger si
chiama così non perché c’è il prosciutto dentro (infatti ham in inglese vuol dire prosciutto), ma perché il nome deriva
dalla città di Hamburg, Germania, dove si dice che l’hamburger, e quindi carne
macinata messa sulla griglia, sia nato proprio lì. Quindi, l’idea ragazzi
l’hanno presa da noi europei. Poi McDonald’s ha fatto il resto. D’altronde però
gli americani sono i maghi del business. Noi invece abbiamo le idee e le regaliamo.
Che animo altruista!
Quando sono tornata in America che avevo
25 anni ed ero a San Diego per la mia tesi di laurea, avevo una macchina a
noleggio e ho deciso di iniziare un’impresa alquanto singolare: andare a
provare l’hamburger di ogni catena di fast-food. Volevo catalogarli tutti. E
così ho fatto: Wendy’s, Carl’s Junior, In and Out (il migliore), Jack in the
box (una leggenda) etc. Provavo uno o due hamburger a settimana non di più. E
pensate un po’, sono tornata in Italia che non rotolavo, anzi camminavo, ero
dimagrita. Certo ragazzi, il trucco per non ingrassare in America è non
mangiare i dolci. Se mangi il resto, sei a posto. Se mangi i dolci, chiappi
tuoi!!!
Quando sono arrivata qui a Chicago, avevo
intuito che qui ci dovevo vivere per un po’, e allora volevo sapere subito
dov’era l’hamburger più buono della città. Siccome io quando faccio le cose le
faccio bene, e non lascio niente al caso, allora ci ho dato dentro anche qui.
Ho proposto a mio marito di iniziare una quest,
una caccia al tesoro, per trovare l’hamburger più buono. Mio marito accetta sul
colpo e così abbiamo inaugurato una ricerca che ci ha portato non solo ad
assaggiare hamburger, ma anche a diventare degli esperti sofisticati. Io
preparavo ed aggiornavo una lista e insieme andavamo a provarli, una o due
volte al mese mettendo la crocetta sui posti già provati. Alla fine, ci
sentivamo come una coppia di investigatori Zagat, dove in ogni posto che
entravamo valutavamo tutto: locale, attesa, inservienti, panino, patatine,
servizio e così via. Sfruttavamo anche l’arrivo di amici conoscenti e parenti
per andare a provare posti nuovi. Una volta abbiamo perfino portato la pro-zia
di mio marito di 70 e passa anni a mangiare un hamburger. L’hamburger non era
il nostro preferito ma la compagnia era ottima e la cosa più bella è stato
sentirle dire: “ho sempre sognato di poter mangiare un hamburger così!” Che
cara!
Devo dire che questa ricerca è stata
bella. Siamo finiti in un posto storico di Chicago, Billy Goat Tavern a parlare una domenica sera con il barista mentre
passava lo strofinaccio sul bancone (come nei film) mentre io gli chiedevo di
raccontarmi di più di quando John Belushi aveva inventato il loro motto. Di più
di più! E poi??
Oppure quando siamo tornati a mangiare in
un posto di nome Carm’s dove andava
mio marito a mangiare quando studiava qui dove hamburger più patatine costa
solo 3 dollari. Ed è sempre tutto come prima, il proprietario Stevie con mille
storie da raccontare, simpaticissimo, sua mamma che appena capisce che sei
italiana si illumina e è sempre lì che ti racconta che anche lei italiana, che
ha la foto di Padre Pio nel negozio etc. Ovviamente per il valore affettivo di
quel posto, l’hamburger lì è il top!
Un giorno questa ricerca si è conclusa. Eh
sì cari miei!!! Un giorno e io mio marito abbiamo scoperto l’hamburger a nostro
parere più buono. Non è quello di un pub, non è quello di un ristorante o che,
ma è l’hamburger di una catena americana che si chiama: Five Guys (cinque
ragazzi). La storia infatti dice che è stato fondato da 5 fratelli di
Washington, DC. Eccomi da five guys tanti tanti anni fa. GRAZIE Bobo per aver immortalato questo momento.
Innanzitutto, entri da Five Guys e mentre
fai la fila ci sono sacchi e sacchi di noccioline salate che ti aiutano a non
farti pesare la coda (che fra l’altro si smaltisce in fretta) o che puoi
sgranocchiare mentre aspetti che il tuo hamburger venga da te. Sì, sì, le noccioline
sono gratis. Italiani…
Poi arrivi dal cassiere e scopri che tutti
i toppings (cioè i condimenti) sono
gratis, o meglio sono inclusi nel prezzo. Puoi sceglierne 10 come 1 e il prezzo
è lo stesso.
Quello che rende Five Guys unico è il
fatto che la carne dell’hamburger non è congelata. E’ fresca! Non ci sono
congelatori, hanno solo frigoriferi. Five Guys si vanta infatti, e fa bene, che
tutti gli ingredienti degli hamburger (pane, patate, pomodori, insalata etc.) gli
arrivano ogni giorno freschi. Tanto che in ogni locale della catena c’è una
lavagnetta con scritto “oggi le patate arrivano da” e di seguito il nome della città
o del produttore da cui arrivano.
Quando mangi il loro hamburger, ne
mangeresti subito un altro. Quando lo mangi, senti che tutto quello che c’è
dentro si sposa perfettamente con tutto e la freschezza degli ingredienti la
senti ed è ciò che fa la differenza. Come quelle ultime pennellate spesse e
sporgenti nel quadro della notte stellata di Van Gogh.
Negli altri posti, spesso mi succede che
gli hamburger sono talmente grossi e pesanti che non riesco ad arrivare alla
fine. Il pensiero dell’ultimo morso per non lasciare lì gli avanzi, mi far
venir voglia di rimettere lì tutto. Non in senso figurato. Allora devo bere
coca-cola per tenere giù il mezzo bisonte che mi son mangiata o almeno rimanere
cosciente fino a quando non raggiungo la porta del locale per farmi prendere a
schiaffi dall’aria fresca.
L’hamburger di Five Guys invece è di
grandezza giusta, di un gusto che ti sembra di aver trovato l’anima gemella.
D’accordo con me sul fatto che l’hamburger
di Five Guys è il migliore, c’è anche, fra gli altri, Obama. Almeno. Non me
l’ha esplicitamente detto al telefono però il 29 marzo del 2009, il Presidente
Obama ha deciso a pranzo di andare da Five Guys. Entra, e con grande sorpresa
ed eccitazione fra i presenti, indovinate cosa fa? Niente, ordina un hamburger da
portar via. Non è facile scegliere quali e quanti ingredienti mettere
nell’hamburger di Five Guys perché ce ne sono tanti e devi pensare alla giusta
combinazione. E anche questo Obama lo sa. Infatti la cosa più divertente per me
è stato vedere Obama indeciso su cosa scegliere. Aaahm…. Eeeehmmm…. Allora
vorrei un…. Aaaah…. Nel video si sente che fa tante pause fa un ingrediente e
l’altro e che ci sono svariati momenti di silenzio in cui guarda il cartellone
riflettendo bene su quali ingredienti scegliere. Guardate che faccia…
Alla fine opta per: cheeseburger con lattuga, pomodoro, peperoncini jalapeno e senape. E poi ne ordina altri 7-8 per i suoi collaboratori. Che amico! Insomma, anche un presidente così ci mette un po’ a decidere cosa mettere nell’hamburger. E poi è tornato alla casa bianca col suo sacchettozzo in mano. Speriamo che in quel pomeriggio non abbiano deciso le sorti dell’economia americana… Allora per la disoccupazione ragazzi direi di ... burp… ah facciamo così: facciamo un po’ di buchi nelle strade così dovremo assumere gente per… burp scusate… ricoprirli. Mi passi la coca?
Alla fine opta per: cheeseburger con lattuga, pomodoro, peperoncini jalapeno e senape. E poi ne ordina altri 7-8 per i suoi collaboratori. Che amico! Insomma, anche un presidente così ci mette un po’ a decidere cosa mettere nell’hamburger. E poi è tornato alla casa bianca col suo sacchettozzo in mano. Speriamo che in quel pomeriggio non abbiano deciso le sorti dell’economia americana… Allora per la disoccupazione ragazzi direi di ... burp… ah facciamo così: facciamo un po’ di buchi nelle strade così dovremo assumere gente per… burp scusate… ricoprirli. Mi passi la coca?
Siccome immagino che adesso vi sia venuta
una voglia di hamburger che a momenti prendete l’aereo per venire da Five Guys,
oppure mi maledite per aver scritto questo articolo oppure darete la colpa a me
perche’ vostro figlio e’ nato con una voglia di hamburger sulla faccia o sulla
chiappa e date la colpa al marito che non e’ andato a comprarvi l’hamburger (e’
sempre colpa del marito, SEMPRE), allora vi dico anche che l’altra categoria di
hamburger migliori sono quelli che faccio in casa. Meritano! Guardate qui la
faccia del fratello di mio marito. Non riesco a dire cognato perche’ se ha 18
anni, cognato mi suoan un po’ stretto. Ma comunque mi sembra particolarmente
felice.
Ho imparato dall’americano medio a preparare
la carne. Allora ci sono mille modi per praparare la carne dell’hamburger. In
generale si fa cosi’: prendi la carne macinata e la mischi con pepe, un uovo,
sale, pepe e un po’ di spezie che variano a seconda della ricetta. Insomma
quello che vuoi, quello che ti pare. Sappiate che c’e’ anche chi ci mette un
cucchiaino di salsa Worcestershire, chi la salsa Barbeque c’e’ chi ci mette la
senape, un cucchiaio di brown sugar. Insomma ce ne sono tante. Potete anche
cercarne una. Io vado a seconda delle spezie o ogni volta cambio ricetta. Pero’
questo e’ il risultato:
Detto cio’, io vado perche’ la coda al
fasciatoio che si era smaltita adesso i bimbi stanno formando una coda che si
e’ diretta verso i fornelli. Forse vogliono un hamburger anche loro....
See
ya!
Five Guys è il mio preferito a New York, l'unico sulla costa est che si avvicina a In N Out
RispondiEliminaGrazie Andrea!!!!! Sono contenta di avere un lettore intenditore! Non solo! Che sappia anche di In N Out!!! Grande!!!! Ciaooo
EliminaJu-Ju sei mitica come sempre! Ti ho lasciato un premietto sul mio blog(se per te è una rottura di balle non farlo, ma io ci tenevo a farti un po' di pubblicità! Un abbraccio
RispondiEliminadimenticavo il link: http://faccioedisfo.blogspot.it/2013/04/premi-amici-blogger-e-nuove-conoscenze.html
EliminaCiao Rita!!!!!!!!!!!!!! Ma grazie!!!!!!!!!!! Come sei cara!!!! Sei fantastica!!!!! Non so come ringraziarti! Io sto aspettando che mi venga l'articolo giusto per farti pubblicita'!!! Grazie mille ancora! Sei proprio unica! Un abbraccio!!
EliminaCiao Max!!!! Patatine!?! MMMMM Scusa mi sa che devo andare a Houston...
RispondiElimina"la grandezza dell'hamburger sta nella sua totalita'". Non avrei saputo dirlo meglio. Anzi anzi te la rubo e me la giuoco con qualche collega quando ripasso in iuessei..
RispondiEliminaGrazie Feo!! Sono onorata. Giuocala giuocala! Saluta la Luciii
EliminaAccostare Van Gogh a un hamburger.. Geniale!
RispondiEliminaBuono Billy la capra. Ci sono stato una volta ed è proprio bello.
Non vedo l'ora di tornare su per conoscere i 5 ragazzacci.
Accostare Van Gogh a un hamburger.. Geniale!
RispondiEliminaBuono Billy la capra. Ci sono stato una volta ed è proprio bello.
Non vedo l'ora di tornare su per conoscere i 5 ragazzacci.