I bambini sono a letto e sto pensando
proprio a loro. E ai figli dei miei amici.
Allora ho deciso di scrivere per loro. Per
Caterina, Maddalena, Giacomo e Agnese, per Alice che farà la prima comunione,
per Caterina, Emanuele e Pietro della banda Capone, per Rebecca che ha 3
settimane, per Amelia che ha l’età del mio Pietro, per Maddalena e Maria che
giocano col mio Tommy, per Ginevra la cui mamma legge i miei articoli al
mattino, per i figli di Sara (Sara mi sfuggono i nomi dei tuoi tre pischelli) e
per le mie nipoti Vittoria, Alice, Celeste.
Ho fatto un periodo, lungo più o meno tre
mesi, dove prendevo a noleggio solamente film basati su storie vere. Ero
flippata. Ho fatto vedere a mio marito quasi una ventina di film di questo
genere: Radio, il Pianista, Cinderella Man, the Company man etc. Ma il film più
bello che abbia mai visto negli ultimi anni è sicuramente the Blind Side. Guardatelo.
Beh una storia vera che ha
dell’incredibile mi è successa qui in America. Quando ero appena arrivata.
State a sentire (genitori forza, mollate quello che state facendo e leggetegli
questa storia):
C’era una volta nel 2010 una ragazzina
piuttosto spavalda che viveva al quarantatreesimo piano di un castello moderno:
un grattacielo. L’appartamento in cui vivevo (ecco, mi sono già svelata), aveva
alcune finestre che davano sul lago Michigan. Un lago enorme, bellissimo. Era talmente grande che sembrava un mare. E tutte le mattine io e il principe azzurro venivamo salutati dal sole che spuntava dal lago e inondava letteralmente il nostro appartamento di una luce abbagliante. Quasi che, entrando in salotto, dovevamo spesso coprirci gli occhi con le mani. E poi, non parliamo della vista! Faceva venire le vertigini. Pensate che io, i primi giorni, avevo paura perfino ad avvicinarmi alle finestre per guardare giù. Mi mancava il fiato. Che fifona eh?
alcune finestre che davano sul lago Michigan. Un lago enorme, bellissimo. Era talmente grande che sembrava un mare. E tutte le mattine io e il principe azzurro venivamo salutati dal sole che spuntava dal lago e inondava letteralmente il nostro appartamento di una luce abbagliante. Quasi che, entrando in salotto, dovevamo spesso coprirci gli occhi con le mani. E poi, non parliamo della vista! Faceva venire le vertigini. Pensate che io, i primi giorni, avevo paura perfino ad avvicinarmi alle finestre per guardare giù. Mi mancava il fiato. Che fifona eh?
Adesso bambini vi faccio una domanda. Come si fanno a pulire i vetri se uno abita al quarantatreesimo piano di un grattacielo? Come? Cos’hai detto? Dal balcone? Eh no, non c’era il balcone. Erano tutte finestre. Niente balconi!
Ve lo dico io: chi gestiva il palazzo,
assumeva dei lavavetri che salivano sul tetto del grattacielo, si legavano a
delle corde, e si calavano giù e pulivano le finestre. Una volta pulite le
finestre di un piano, allentavano la corda e scendevano ancora un po’ più giù e
pulivano le finestre del piano di sotto.
Tuttavia, nel marzo del 2010, iniziai a notare che le finestre stavano diventando un po’ sporche. La vista del lago non era più così nitida. E nessuno veniva più a pulire i vetri. “Strano” pensavo fra me e me. “Come mai? Perché’ non vengono a pulire le finestre?”. Allora, iniziai a indagare. E quando non sapete a chi chiedere, chiedete sempre a chi vi fidate. Io, per quelle domande, andai dal mio portinaio. I portinai sanno sempre tutto.
Tuttavia, nel marzo del 2010, iniziai a notare che le finestre stavano diventando un po’ sporche. La vista del lago non era più così nitida. E nessuno veniva più a pulire i vetri. “Strano” pensavo fra me e me. “Come mai? Perché’ non vengono a pulire le finestre?”. Allora, iniziai a indagare. E quando non sapete a chi chiedere, chiedete sempre a chi vi fidate. Io, per quelle domande, andai dal mio portinaio. I portinai sanno sempre tutto.
Dovete sapere bambini che il mio portinaio
era fenomenale! Si chiamava Dwayne (DUEIN). Era simpaticissimo, mi faceva
sempre ridere, mi chiedeva sempre come stavo, era di colore, aveva le treccine,
faceva mezz’ora di bicicletta tutti i giorni per venire a lavorare. Neve e
pioggia non lo fermavano. Mai.
Allora gli dico: “Hey Dwayne! Ciao! Che fine
hanno fatto i lavavetri? Di solito non vengono a Marzo?”
E lui mi dice: “Ah! Ma non sai cos’è
successo? Sul tetto è venuto ad abitare un falco”.
E io: “Un falco???”.
E lui: “Sì sì. Un falco. Un falco molto
raro. Non sapeva dove andare a depositare le uova e ha deciso di fare il nido
proprio sopra il nostro tetto”.
Io ero senza parole. (Strano…)
Un falco. Raro! In piena città! E per di
più sopra di me!
“Ma scusa Dwayne, e questo cosa c’entra
con i lavavetri?” Chiedo un po’ titubante.
E lui, aprendosi in un sorriso raggiante
mi dice: “Sai… i lavavetri settimana scorsa sono saliti per preparare
l’attrezzatura ma sono stati assaliti dal falco”.
Davvero??? Assaliti??
E lui: Sì! Pensa, sono saliti sul tetto, hanno aperto la porta e si sono trovati davanti un falco. I lavavetri erano immobilizzati. Il falco li osservava e studiava ogni loro minino movimento. Stavano per andare a montare l’imbragatura quando il falco ha aperto le ali e si è messo a volare rapidamente verso di loro e li ha attaccati!”.
E lui: Sì! Pensa, sono saliti sul tetto, hanno aperto la porta e si sono trovati davanti un falco. I lavavetri erano immobilizzati. Il falco li osservava e studiava ogni loro minino movimento. Stavano per andare a montare l’imbragatura quando il falco ha aperto le ali e si è messo a volare rapidamente verso di loro e li ha attaccati!”.
“WOW!” Rispondo io. “Che paura!”
E Dwayne continua: “Eh sì. I falchi sono
estremamente protettivi nei confronti delle loro uova. Appena vedono qualcuno
avvicinarsi, zac! I falchi volano all’attacco!”.
“MMM Dwayne – dico io – stavo pensando di
andare a trovare questo falco ma forse è meglio di no”.
Il portinaio si mette a ridere e io mi
unisco alla sua risata. Lo saluto, infilo guanti e cappello ed esco.
Mentre vado a fare la spesa, inizio ad
interrogarmi sul mio nuovo inquilino. Un falco... ma come mai? Perché è venuto
ad abitare qui? Si vede dalla mia finestra?
Quando torno a casa, prendo l’ascensore, entro
nel mio appartamento e senza togliermi la giacca, mi avvicino subito alla
finestra e inizio a guardare in alto. Verso sinistra. “Mmmm… io non vedo
niente”.
Qualche giorno dopo, noto che vicino alla
portineria viene allestita una bacheca. Su questa bacheca c’era appesa foto di
un falco.
Uno dei manager, Bill, distribuiva di fianco a questa bacheca dei
fogli. Mi avvicino e prendo un foglio. E inizio a leggere. L’ho tenuto (io conservo tutto) perché
la storia di questo falco mi è molto cara. E’ una delle cose più affascinanti
che mi sia successa qui.
Il foglio racconta la storia del falco. Il
falco si chiama Helen.
Helen è un falco pellegrino, così è il
nome della sua razza. E non è un falco qualunque bambini. E’ il falco più
veloce di tutti! Può raggiungere in picchiata fino ai 320 km/h! No, non
chiedete al papà di farvi vedere quanti sono 320 kilometri orari in macchina.
Sappiate solo che appunto per questo, è considerato l’animale più veloce di
tutti. Non sto scherzando.
La bellezza di questo falco predatore è
che nella regione intorno a Chicago era quasi estinto. Ne esistevano pochi
esemplari e rischiava di scomparire. Ma invece, negli ultimi vent’anni si è
assistito ad una rinascita dei falchi pellegrini. Ora ce ne sono solo 14 in
questa regione. Pochi ma buoni.
Helen era un falco di 13 anni. E aveva
deciso di fare il nido per i suoi piccoli proprio sopra il nostro palazzo. E
sapete perché? Perché aveva bisogno di fermarsi per far nascere i suoi
passerottini, per dargli una casa, ma non trovava montagne vicine. E così,
vedendo un palazzo alto, aveva pensato di fermarsi lì. Sopra la mia testa. Dovete
sapere che i palazzi, i grattacieli e le torri ricordano ai falchi le alte
montagne e i precipizi dove sono soliti crescere e volare. Ma la cosa più bella
sta per arrivare. Pronti?
Sul foglio c’era scritto che i proprietari del grattacielo avevano pensato di dare la possibilità a tutti gli abitanti del palazzo di vedere Helen. E cosa avevano fatto? Avevano installato una telecamera sul tetto (chissà se Helen aveva attaccato anche chi cercava di montare la telecamera) dando così a tutti l’occasione di vedere Helen e la nascita dei piccolini in diretta televisiva! Il canale era il numero 380 mi sembra. Eh sì bambini, qui in America i canali sono tanti. Troppi forse. Ma quello di Helen era un canale eccezionale.
Appena lessi la notizia del canale che trasmetteva Helen, corsi su in casa ad accendere la tele. “Corsi” è un termine figurato, significa che ho preso l’ascensore e mi sono fiondata in casa. No no, non ho fatto 43 piani di scale di corsa, perché io arrivo al massimo al quinto piano e se ne faccio uno di più, sembro il lupo della spada nella roccia che rincorre Semola quando arriva in cima alla montagna. Pant Pant!
Ed ecco che, entro in casa, prendo il
telecomando, accendo la TV, metto sul canale che mi avevano detto e… eccola lì.
Helen. Non me la scorderò mai. Un falco bellissimo. Grande. Serio. Tutto
intento a coprire le sue uova. Non si muoveva quasi mai. Ogni suo movimento per
me era un evento. Ogni tanto la vedevi che muoveva la testa, di qua e di là,
come per scrutare qualcosa. Ma non si alzava mai, non lasciava mai incustodite
le sue uova. Mai. Era di una severità e di una bellezza che era uno spettacolo,
che ti veniva da andare a ringraziare a chi era venuto in mente di mettere una
telecamera per vederla.
Eccola. Questa e' una foto che ho fatto io alla televisione mentre trasmetteva Helen.
Io raccontai di Helen a tutti i miei amici. Mi faceva compagnia. Io ero a casa a cercare lavoro, nell’anno peggiore della crisi americana. Però ogni tanto accendevo la tele e vedevo che lei era lì. Sotto la pioggia, sotto la neve, sotto il sole, a proteggere i suoi piccoli, a scaldarli, ad aspettare che nascessero. Tante volte, bambini miei, non vediamo tutto quello che i nostri genitori fanno per noi. Ma loro fanno tutto per amore. Il loro amore è grande perché è fatto di gesti, anche piccoli. E’ un amore grande perché noi siamo qui. Perché grazie a loro possiamo godere del cielo, delle stelle e di tutte le cose belle di cui è fatto questo mondo. Come una mamma, o un papà, che quando tu hai paura di addormentarti, loro vengono lì, vi accarezzano, vi leggono qualcosa, vi cantano una ninna nanna o vi raccontano del vostro angelo custode. Loro sono lì.
E come voi non siete soli e avete mamma e
papà, anche Helen non era sola. Helen aveva un marito. IL falco. Se la mamma
falco aveva fatto scappare lavavetri a gambe levate e terrorizzato chiunque si
avvicinasse, immaginate il papà falco, bambini. Era l’autorità fatta persona. Come
lo so?
Un giorno, stavo guardando fuori dalla
finestra quando all’improvviso vedo un’ombra passarmi sopra la testa e fermarsi
sul ciglio del palazzo sopra di me. Corro ad accendere la tele e vedo in
diretta il cambio della guardia. Hellen si alza, si sposta, e lascia il posto al nuovo falco che era
arrivato. Il nuovo falco era ancora più grande di lei. Era il papà. Il padre,
si avvicina al nido, allunga la sua testa verso le uova e poi si siede
cautamente sopra di esse. Helen, gli dice qualcosa, si gira, apre le ali, e
scende in picchiata verso la terra. Probabilmente Helen stava andando a fare la
spesa e gli avrà detto di non far vedere ai piccoli troppa televisione, come fa
la mamma (cioè io) quando deve uscire un attimo a fare qualche commissione e vi
lascia col papà.
Nel palazzo non si parlava d’altro. Negli
ascensori, nella palestra, in piscina, in portineria, tutti parlavano di Helen
e dei nuovi piccoli in arrivo. Avevano allestito anche una lotteria per
scegliere i nomi. Le uova erano tre. Ognuno poteva scrivere un nome su un
biglietto, darlo in portineria e poi avrebbero raccolti tutti i nomi e ne
avrebbero estratti tre. Ragazzi, l’America è un paese incredibile!
Helen e la sua famiglia sono rimasti
presso di noi quasi due mesi. E un bel giorno le uova si sono schiuse e sono
nati i tre falchetti! Che gioia! I piccoli non si vedevano bene. Ma si vedeva
Helen e il padre che si davano i turni per procacciare il cibo, per dargli da
mangiare e per tenerli al calduccio. I miei amici Marta e Bobo mi chiamavano
dall’Italia e mi chiedevano dei falchetti. Io puntavo il computer verso la
televisione e gli facevo vedere Helen e i suoi piccoli.
Purtroppo una mattina Dwayne il portinaio
mi ferma e mi dice: Hey! Hai visto? Helen se ne è andata.
Io rimango di sasso: no. Come? Andata? Ma
quando?
Settimana scorsa.
E io esclamo: Oh no! Non l’ho vista andare
via!!! E i falchetti? Hanno già imparato a volare?
E Dwayne mi dice: Si. Imparano in fretta.
Corro su in casa, accendo la televisione
sul canale di Helen ma non si vede niente. Helen non c’era più. Nemmeno il
padre. Nemmeno i falchetti. La telecamera inquadrava il nido vuoto. Andai verso
la finestra ma non vidi nessuno volare sopra il nostro tetto. Helen se n’era
andata. Diventai triste. Ma per un attimo. Solo per un attimo. Se n’erano
andati. Sì, è vero. Però bambini, allo stesso tempo questa era una bellissima
notizia. I falchetti erano pronti! I falchetti erano pronti per il cielo. Chissà
che paura affacciarsi dal tetto di un grattacielo di quarantatré piani. Chissà
che paura il loro primo salto nel vuoto. Ma i genitori erano lì di fianco a
loro a vegliare, ad aspettare che fossero pronti. Ma una volta aperte le ali,
via! Che bello volare! Volare, vagare, planare per il cielo intero! Vedere
tutto dall’alto, le case, le macchine, le persone. Chissà come siamo piccoli
noi visti da lassù!
Cari piccoli miei, i falchi, come tutti
gli uccelli, sono fatti per il cielo. Per questo immenso cielo che ci troviamo
sopra la testa ma che guardiamo poche volte. Non sono fatti per le gabbie. I
pesci, non sono fatti per gli acquari, sono fatti per il mare, per l’oceano. Pensate
a Nemo. Quanto ha resistito nell’acquario?
E voi siete fatti per il mondo, la vostra
vita ha un orizzonte grande, infinito. Grande come il cielo. Quindi volate,
volate in alto!
Buonanotte!
Giulia
Mi hai fatto quasi commuovere... stupendo!!!
RispondiEliminaPS: tu ed Helen avete la stessa pettinatura!
Ciao Checco!!!!! QUASI?? Quasi commosso! Ma questo e' un traguardo!!! Comunque ti devo ringraziare perche' e' giorni che io e viga ridiamo per il tuo commento che io e Helen siamo pettinate uguali!!! Ieri sera prima di andare a letto viga mi guarda e mi fa: "hai la pettinatura del falco...." ho riso un'ora! Grazie!!!!!
EliminaUn giorno o l'altro, col tuo permesso, metto uno dei tuoi articoli (magari proprio questo) sul sito dove scrivo (ovviamente specificando il tuo nome e cognome). Ti meriti la più ampia diffusione possibile.
RispondiEliminaUn abbraccio,
Zio Renato.
P.S. Anche a me piacciono molto i film basati su storie vere. Non so se te l'ho già detto (l'età incalza impietosamente) ma ho visto un film di questo genere girato a Chicago con delle bellissime inquadrature della città. Si chiama "La memoria del cuore". Se non l'hai già visto, vedilo.
Carissimo zio,
Eliminasono profondamente felice di questo tuo messaggio. Mi hai riempito di gioia e di gratitudine. Ti ringrazio!!
Guardero' il film che mi hai detto! Non l'ho mai sentito!! Volevo vedere transformes 3, girato a Chicago, ma questo "la memoria del cuore" lo soprassa. Gia' il titolo mi piace!!!
Grazie ancora!
Che bello J., grazie. La natura è proprio una cosa meravigliosa. Thanks for sharing.
RispondiEliminaCiao Go! Solo tu mi chiami JAY... eccezionale!!!! Grazie!!!! Hai ragione, la natura insegna tanto!!!!! Un abbraccio!!!!!
EliminaStupendo! Come scrivi bene! Sei una che cattura completamente l'attenzione, sia che parli di falchi che di patatine! Pensaci ad un libro (ebook...per Ipad :) )
RispondiEliminaUn abbraccio Tressa
Ciao Tressa!! Grazie, grazie mille!! Sono felice di ricevere complimenti cosi'!!!!
EliminaUn abbraccio a te!